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Nel 1897 Paolo Mantegazza dà alle stampe L'anno 3000, Sogno, un romanzo utopico/distopico con forti componenti autobiografiche, in cui dà corpo al suo sogno di un mondo rinnovato grazie ai successi della scienza e alla guida illuminata di una nuova classe dirigente, quella degli Igei, ovvero dei medici. Un "sogno" inquietante per molti aspetti poiché scaturisce dal crollo dell'ottimismo positivista cui l'Autore aveva aderito nella sua prima produzione di divulgatore medico e dall'amara constatazione del fallimento socio-politico del credo nelle "magnifiche e splendide sorti progressive". E soprattutto un "sogno" tristemente profetico dal momento che al progetto di una scienza del miglioramento del genere umano si sovrappone quello di una scienza medica onnipotente che bonifichi l'umanità, estirpando alla radice le male piante. Così involontariamente dall'utopia si passa alla distopia, poiché il migliore dei mondi possibili vagheggiato da Mantegazza poggia sul controllo ferreo dei cittadini, passando attraverso il controllo della mente e spingendosi fino alla selezione radicale delle "vite non degne di essere vissute".